martedì 29 settembre 2009

Introduzione alla mostra di Laura Baldo


http://www.satura.it/attivita_db/show.php?codice=780

LAURA BALDO

mostra personale

In data: 03 ottobre 2009
Categoria: mostra

“Ho visto cose bellissime, grazie alla diversa prospettiva suggerita dalla mia perenne insoddisfazione, e quel che mi consola ancora, è che non smetto di osservare.”

EDGAR DEGAS. Pittore.

Il mito di Narciso, raccontato da Ovidio nelle sue Metamorfosi, narra la vicenda di un giovane di tale bellezza, che, specchiandosi in una fonte d’acqua, s’innamora follemente della sua immagine, tanto da morire di dolore, nel momento in cui si accorge che non potrà mai possederla.

Le fotografie di Laura Baldo sembrano quasi una ripresa coscientemente antitetica di questa storia perché ci raccontano il percorso di una figura che, con metodo e ripetizione, si specchia sulle superfici riflettenti più svariate, non al fine di ammirare le proprie fattezze, bensì allo scopo di osservare e di farci osservare, non senza una trapelante e palpabile emozione, gli altri ed il contesto in cui agiscono per mezzo del suo sguardo.

Protagonisti senza nome, sono ignari di essere osservati e filtrati attraverso la prospettiva d’osservazione di chi ne sta catturando un anonimo, se pur in ogni occasione sempre significativo ed esplicativo,frammento di vita.

Queste immagini, sebbene riproducano la consapevole autorappresentazione dell’artista, passano oltre il concetto ovidiano o tradizionale di autoritratto, per accompagnare lo spettatore in un percorso attraverso una percezione personale dei più molteplici contesti sociali contemporanei e soprattutto attraverso la lucida volontà di rappresentarli da parte di chi li sta osservando dall’esterno e, paradossalmente, anche e soprattutto dall’interno.

Questa singolare visione del sé, proiettata verso e dentro l’altro, supera anche il narcisistico senso di impotenza dovuto dal non poter possedere il riflesso impalpabile della propria amata immagine, perché si oltrepassa l’idea di attrazione di essa per abbracciare una visione più universale e sociale del soggetto riflesso e quindi ritratto.

In questa maniera si dà origine ad un fenomeno di totale empatia fra l’artista e il contesto nel quale si trova, ossia fra l’artista e l’opera d’arte che realizza, la quale diventa anche il manifesto della società contemporanea, una sorta di panoramica culturale della vita e dei costumi moderni.

Colori, luci, figure in veloce movimento, tutto scorre frenetico ed inarrestabile, unico punto fermo e unica grande certezza in questo continuo andirivieni di immagini, è lo sguardo di chi osserva, che crea e condivide quest’istante rubato allo scorrere inarrestabile del tempo.


Introduzione alla mostra di Federica Dubbini


http://www.satura.it/attivita_db/show.php?codice=783

FEDERICA DUBBINI

mostra personale

In data: 03 ottobre 2009
Categoria: mostra

"L'arte non imita, interpreta."

CARLO DOSSI (1849-1910), scrittore italiano.

La ricerca pittorica di Federica Dubbini ci richiama, seppur in maniera molto leggera e senza presunzioni, a quello che fu il percorso intellettuale e comunicativo dell’arte del diciannovesimo secolo.

Nel momento in cui sopraggiungono nuovi mezzi per riprodurre la realtà, i quali si rivelano dal punto di vista della fedeltà rappresentativa nettamente più validi delle tecniche pittoriche, ecco che queste discipline iniziano a sperimentare soluzioni di espressione alternativa, evolvendo il proprio percorso verso una nuova forza intellettuale e sentimentale, piuttosto che prettamente imitativa com’era di regola un tempo; decretando, così, un’ epocale cambio di rotta, che segnerà in modo ineluttabile il percorso artistico dell’arte moderna.

Possiamo, pertanto, riconoscere elaborati pittorici, come quelli presentati dalla Dubbini, eredi formali di questo fenomeno culturale e, in maniera ancora più ampia, del pensiero creativo moderno in senso lato.

Nel comprendere ciò, ci è di grande aiuto, un testo fondamentale del saggista d’arte Walter Benjamin, “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, che, in proposito, sviluppa una teoria secondo la quale la verità della cose, intesa come l’essenza più intima di queste, si raggiunge attraverso lo stravolgimento totale dei sistemi concettuali codificati aprioristicamente dall’intelletto, nel caso specifico l’infedele interpretazione cromatica e figurativa, tendenzialmente rivolta ad esprimere piuttosto che a descrivere, affinchè ci si possa approcciare all’opera d’arte finita una volta che questo processo l’ ha liberata da ogni genere di richiamo al convenzionale .

Si tratta, pertanto, di una forma d’arte rivolta all’ espressione piuttosto che all’impressione, come invece potrebbe nascere da una tecnica rappresentativa che ha come fine quello di fermare con un’immagine un frammento di realtà tangibile e più possibile veritiero.

Nel caso dei lavori proposte dalla Dubbini, invece, è il pittore che proietta sulla realtà ciò che ha da dire, affermando, ora con audaci accostamenti cromatici, ora con ardite deformazioni spaziali e anatomiche, la prioritaria volontà dell’artista di comunicare attraverso il gesto pittorico e grafico, sentimenti svincolati dalla statica concretezza generata da una visione oggettiva e descrittiva della realtà, ma piuttosto dalla sua intima e personale volontà di espressione.


martedì 1 settembre 2009