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LAURA BALDO
Apparenze
“Degas ha scritto da qualche parte
che la sua aspirazione era quella di RIUSCIRE A
INFONDERE UN CERTO INCANTO ALLA VERITA’.”
ROBERT ADAMS, FOTOGRAFO.
che la sua aspirazione era quella di RIUSCIRE A
INFONDERE UN CERTO INCANTO ALLA VERITA’.”
ROBERT ADAMS, FOTOGRAFO.
La fotografia, forse più di ogni altra forma di arte visiva, è inscindibilmente legata al PARTICOLARE, la cui realtà effettiva è, di volta in volta, filtrata dall’occhio e dall’intima percezione del fotografo che lo cattura attraverso il suo scatto.
L’immagine che consegue questa maniera di interpretare l’ambiente ed i contesti fotografati si potrebbe definire non semplicemente come la mera interpretazione del dato reale, ma piuttosto come prodotto finale che comprende e traduce il dialogo intercorso fra il fotografo ed il suo soggetto, fra l’elemento legato all’ oggettiva concretezza del vero e la sua APPARENZA.
La composizione fotografica non è strutturata sulla riproduzione fedele del soggetto ritratto, al contrario, l’artista, quando, come Laura, decide di accostarsi alle tecniche della fotografia con un approccio interpretativo anziché descrittivo di luoghi e situazioni, può modulare il significato e la sostanza dell’ immagine esclusivamente attraverso la sua volontà osservativa o, meglio ancora, dal suo PUNTO DI VISTA.
La scelta di utilizzare specifiche angolazioni, lo studio della composizione spaziale e di particolari soluzioni cromatiche hanno la facoltà di modulare il concetto intrinseco ad ogni immagine riprodotta, dimostrando di essere i mezzi migliori tramite i quali la fotografia può riferire ed esternare una complessità concettuale che spesso prescinde dalla elementare superficialità di un’immagine che si limita alla riproduzione di ciò che il fotografo sta osservando.
Per meglio comprendere il vincolo che rende complementari l’ESPRESSIONE e l’analisi della COMPOSIZIONE, altamente esplicativo è ciò che disse in merito all’ argomento Henry Matisse: “L’espressione, per me, non sta nelle passioni che ardono su un volto umano o che si manifestano in un brusco movimento. E’ l’intera composizione del mio quadro ad essere espressiva: il posto occupato dalle figure, gli spazi vuoti lasciati intorno a loro, le proporzioni, tutto ha importanza”.
Si tratta, infatti, di una produzione creativa il cui prodotto finito presuppone qualcosa di più di ciò che è letteralmente rappresentato o di quanto si potrebbe capire attraverso uno studio ingenuamente e riduttivamente formale dell’immagine.
In questa maniera è possibile per l’artista ricostruire una visione parallela alla nostra quotidianità, che esiste in funzione alla sfera emotiva del fotografo, delle sue intenzioni espressive e soprattutto, del potere comunicativo dell’apparenza sulla realtà, di ciò che è percepito su ciò che banalmente esiste davvero.
L’immagine che consegue questa maniera di interpretare l’ambiente ed i contesti fotografati si potrebbe definire non semplicemente come la mera interpretazione del dato reale, ma piuttosto come prodotto finale che comprende e traduce il dialogo intercorso fra il fotografo ed il suo soggetto, fra l’elemento legato all’ oggettiva concretezza del vero e la sua APPARENZA.
La composizione fotografica non è strutturata sulla riproduzione fedele del soggetto ritratto, al contrario, l’artista, quando, come Laura, decide di accostarsi alle tecniche della fotografia con un approccio interpretativo anziché descrittivo di luoghi e situazioni, può modulare il significato e la sostanza dell’ immagine esclusivamente attraverso la sua volontà osservativa o, meglio ancora, dal suo PUNTO DI VISTA.
La scelta di utilizzare specifiche angolazioni, lo studio della composizione spaziale e di particolari soluzioni cromatiche hanno la facoltà di modulare il concetto intrinseco ad ogni immagine riprodotta, dimostrando di essere i mezzi migliori tramite i quali la fotografia può riferire ed esternare una complessità concettuale che spesso prescinde dalla elementare superficialità di un’immagine che si limita alla riproduzione di ciò che il fotografo sta osservando.
Per meglio comprendere il vincolo che rende complementari l’ESPRESSIONE e l’analisi della COMPOSIZIONE, altamente esplicativo è ciò che disse in merito all’ argomento Henry Matisse: “L’espressione, per me, non sta nelle passioni che ardono su un volto umano o che si manifestano in un brusco movimento. E’ l’intera composizione del mio quadro ad essere espressiva: il posto occupato dalle figure, gli spazi vuoti lasciati intorno a loro, le proporzioni, tutto ha importanza”.
Si tratta, infatti, di una produzione creativa il cui prodotto finito presuppone qualcosa di più di ciò che è letteralmente rappresentato o di quanto si potrebbe capire attraverso uno studio ingenuamente e riduttivamente formale dell’immagine.
In questa maniera è possibile per l’artista ricostruire una visione parallela alla nostra quotidianità, che esiste in funzione alla sfera emotiva del fotografo, delle sue intenzioni espressive e soprattutto, del potere comunicativo dell’apparenza sulla realtà, di ciò che è percepito su ciò che banalmente esiste davvero.