LAURA BALDO
mostra personaleIn data: 03 ottobre 2009
Categoria: mostra
“Ho visto cose bellissime, grazie alla diversa prospettiva suggerita dalla mia perenne insoddisfazione, e quel che mi consola ancora, è che non smetto di osservare.”
EDGAR DEGAS. Pittore.
Il mito di Narciso, raccontato da Ovidio nelle sue Metamorfosi, narra la vicenda di un giovane di tale bellezza, che, specchiandosi in una fonte d’acqua, s’innamora follemente della sua immagine, tanto da morire di dolore, nel momento in cui si accorge che non potrà mai possederla.
Le fotografie di Laura Baldo sembrano quasi una ripresa coscientemente antitetica di questa storia perché ci raccontano il percorso di una figura che, con metodo e ripetizione, si specchia sulle superfici riflettenti più svariate, non al fine di ammirare le proprie fattezze, bensì allo scopo di osservare e di farci osservare, non senza una trapelante e palpabile emozione, gli altri ed il contesto in cui agiscono per mezzo del suo sguardo.
Protagonisti senza nome, sono ignari di essere osservati e filtrati attraverso la prospettiva d’osservazione di chi ne sta catturando un anonimo, se pur in ogni occasione sempre significativo ed esplicativo,frammento di vita.
Queste immagini, sebbene riproducano la consapevole autorappresentazione dell’artista, passano oltre il concetto ovidiano o tradizionale di autoritratto, per accompagnare lo spettatore in un percorso attraverso una percezione personale dei più molteplici contesti sociali contemporanei e soprattutto attraverso la lucida volontà di rappresentarli da parte di chi li sta osservando dall’esterno e, paradossalmente, anche e soprattutto dall’interno.
Questa singolare visione del sé, proiettata verso e dentro l’altro, supera anche il narcisistico senso di impotenza dovuto dal non poter possedere il riflesso impalpabile della propria amata immagine, perché si oltrepassa l’idea di attrazione di essa per abbracciare una visione più universale e sociale del soggetto riflesso e quindi ritratto.
In questa maniera si dà origine ad un fenomeno di totale empatia fra l’artista e il contesto nel quale si trova, ossia fra l’artista e l’opera d’arte che realizza, la quale diventa anche il manifesto della società contemporanea, una sorta di panoramica culturale della vita e dei costumi moderni.
Colori, luci, figure in veloce movimento, tutto scorre frenetico ed inarrestabile, unico punto fermo e unica grande certezza in questo continuo andirivieni di immagini, è lo sguardo di chi osserva, che crea e condivide quest’istante rubato allo scorrere inarrestabile del tempo.
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