venerdì 23 ottobre 2009

La tecnica dell'incisione



Aula di incisione, Accademia Ligustica di Belle Arti. Genova.

L’ACQUAFORTE


(Così era chiamato, nel Medioevo, l'acido nitrico). La lastra protetta dalla vernice, (una miscela a base di cera, bitume e mastice) è sguarnita per mezzo di una punta che traccia il disegno da riprodurre. Immersa in un bagno d’acido nitrico, opportunamente diluito, secondo l’acidità, la temperatura e la durata della reazione, i tratti saranno sottile e poco profondi o larghi e profondi.
Nel primo caso, alla stampa, sarà delicato e grigio nel secondo caso largo e di un nero intenso. (tale operazione si chiama “morsura”).
Si toglie la vernice, si pulisce la lastra e s'inchiostra per mezzo di un tampone o spatola (di plastica o cartone) che fa entrare l'inchiostro nei solchi, Eseguita la pulizia della lastra, vi si pone sopra la carta inumidita che, con la pressione del torchio, riceverà l'impronta dell'inchiostro che uscirà dai solchi.


L'ACQUATINTA

L’acquatinta rappresenta un completamento delle possibilità pittoriche dell’acquaforte, permettendo l'estensione ad un’infinità di soluzioni cromatiche S'ottiene attraverso la granulazione (o granitura) della lastra al fine d'inchiostrare ampie superfici, anziché linee. I metodi usati per ottenere la granulazione sono diversi. Quello più usato consiste nel far cadere sulla lastra uno strato leggero e uniforme di pece greca o di bitume (a Questo scopo s'usa una cassetta in cui s'agita la polvere e in cui è introdotta la lastra in modo che la polvere vi si deposita sopra); poi la lastra viene scaldata in modo che i granelli di bitume o di pece v'aderiscono saldamente: l'acido penetrerà soltanto negli interstizi fra i grani.

Dall’Ottocento fino ai giorni nostri, l’incisione fa parte dell’esperienza d'ogni artista e il numero dei pittori che creano con questa tecnica delle opere d’arte è così elevata da rendere difficile la scelta dei nomi da menzionare.

La stampa calcografica sembra sia nata in Germania verso il 1430. Si diffuse molto presto anche in Italia trova terreno assai fertile a Firenze, data la presenza in quell’epoca di maestri come Botticelli. Verrocchio, Lippi ed altri che ispirarono con le loro opere il lavoro di molti bulinisti e, a Venezia, dove nascono numerose “botteghe”, tra le quali, quelle di Carpaccio, Cima da Conegliano e Tiziano. Agli inizi del XVI secolo l'incisione tedesca raggiunge il suo massimo splendore con l’opera di Dùrer, che pare sia stato uno dei primi ad usare l’acquaforte insieme con Daniele Hopfer, mentre il Parmigiano (1508-1540) è considerato il primo artista italiano che, capii le possibilità dell’acquaforte, e l’abbia utilizzata come mezzo espressivo. Rembrand (1610-1669) ottiene con l'incisione notevoli risultati lavorando il rame con particolare disinvoltura, incidendo, cancellando, correggendo fino al raggiungimento degli effetti voluti. Nel 1768 J.B. Le Prince, in Francia, perfeziona la tecnica dell’acquatinta che sembra sia stata sperimentata in precedenza da Francois e da Charpentier. Nell’Italia del settecento eccellono, nelle tecniche incisorie, grandi nomi come il Tiepolo, Canaletto, Piranesi. Mentre in Spagna. Tra la fine del secolo e gli inizi dell’Ottocento, è la volta di un gran genio dell’incisione e dell'acquatinta in particolare: Francesco Goya (1746- 1828).

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