venerdì 24 luglio 2009

25 aprile 2009, sant'olcese.



Una mattina mi son svegliato
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.

O partigiano portami via
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
o partigiano portami via
che mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
e se io muoio da partigiano
tu mi devi seppellir

Seppellire lassù in montagna
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior

E le genti che passeranno
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
e le genti che passeranno
mi diranno che bel fior

Questo è il fiore del partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
questo è il fiore del partigiano
morto per la libertà



Introduzione alla mostra di Giulio d'Amico


http://www.satura.it/attivita_db/show.php?codice=744

GIULIO D'AMICO

mostra personale

In data: 18 aprile 2009
Categoria: mostra

“Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, e' una liberazione.”

HENRI MATISSE.

La Pittura di Giulio D’Amico, carica di richiami e di libere citazioni, potrebbe essere considerata proprio come il prodotto finale di una consapevole immersione nelle più variegate e svariate tendenze del vasto panorama dell’Arte Moderna e Contemporanea.

Ogni suo elaborato propone all’osservatore due differenti e contemporaneamente tra loro imprescindibili chiavi di lettura: la valenza simbolica attribuibile al significato espresso, ottenuta tramite l’utilizzo di violenti e accesi accostamenti cromatici e quella metaforica legata, invece, alla realizzazione di soggetti che, nel contesto in cui vengono collocati e per come vengono dipinti, possono ergersi a rappresentazione di significati non solo legati al dato reale, bensì a messaggi che richiamano sentimenti, pensieri ed espressioni direttamente correlate, appunto in veste di metafore, allo stesso soggetto rappresentato all’interno della composizione.

Segno distintivo del percorso e della poetica pittorica di D’Amico è proprio quanto inscindibilmente il “cosa” ed il “come” siano vincolati fra loro.

Il “cosa”, riconducibile al soggetto rappresentato, ed il “come”, riconducibile alla tecnica ed al modo in cui questo viene realizzato, sposati fra loro e ulteriormente accostati ad una buona dose di carica intimista ed introspettiva, possono considerarsi gli ingredienti vincenti che, dosati in maniera equilibrata, tengono in piedi ogni singolo pezzo dell’artista.

Immagini, quelle di D’Amico che rifiutano consciamente il concetto di una pittura tesa al mero piacere visivo, ma piuttosto che spostano l’attenzione ad interiorità e a situazioni indubbiamente più complesse; così come, tali immagini, non tentano di rifarsi prettamente alla realtà fisica del soggetto rappresentato, ma lo interpretano quasi in accordo con la filosofia bergsoniana secondo la quale quando l’intelligenza è consapevole sente il bisogno di distaccarsi dalla realtà immediata, di analizzare, di astrarre e di frantumare ciò che altrimenti sarebbe troppo chiaro davanti ai nostri occhi.


Pasquetta 2009 - arenzano



Introduzione alla mostra Volando con la Gazza Ladra


VOLANDO CON LA GAZZA LADRA

“Vedo la mente di un bambino di cinque anni come
un vulcano con due sfoghi: distruzione e creatività.”
Sylvia Ashton-Warner (educatrice)

L’Associazione Culturale Satura, in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Giannina Gaslini di Genova, presenta una rassegna pittorica dedicata ed ispirata all’opera “La Gazza Ladra”, realizzata grazie alla partecipazione di artisti appartenenti allo scenario contemporaneo genovese, i quali hanno contribuito alla realizzazione dell’evento riadattando in chiave pittorica uno stralcio estrapolato dall’opera stessa.

Dal punto di vista meramente pratico, all’artista è stato proposto di adattare due elementi intramontabili ma non strettamente contemporanei come la tecnica e il tema dell’opera ad una capacità re interpretativa attuale, immediata per ottenere l’ambizioso risultato di offrire al pubblico un’esposizione d’arte moderna di alta qualità nata in conformità ad ispirazioni assolutamente radicate nella tradizione.

Da un’ottica strettamente concettuale, invece, la colonna portante dell’iniziativa, dalla quale ognuno di noi è partito ed ha condotto il proprio lavoro per vedere concretizzato quest’importante progetto, è quella di dimostrare com’è possibile, talvolta, scrivere il lieto fine alla conclusione di una storia.

Questo messaggio di speranza, per l’occasione, è liberamente citato da tutti gli artisti coinvolti nell’avventura proprio iniziando dal punto di partenza del loro percorso creativo: l’interpretazione pittorica del noto racconto.

Ad ogni artista è stata concessa piena autonomia ed indipendenza; questo con l’intento di fornire loro solamente un suggerimento dal quale partire; affinché, poi, ognuno potesse portare a compimento il progetto seguendo unicamente la propria sensibilità.

Questa scelta ha posto artisti ed organizzatori davanti ad una grande sfida: quella di realizzare un prodotto nato da due stimoli fra loro contrapposti e, se si vuole, anche d’ardita coesione: la proposta di un tema comune da seguire ed allo stesso tempo la ferma volontà che ogni partecipante si dovesse esprimere in maniera assolutamente personale.

L’intento non è stato quello di realizzare una serie di illustrazioni o di immagini catturate da scene tratte dal racconto, per questo sarebbe stato sufficiente il lavoro di un solo artista o, meglio ancora, di un buon grafico, bensì di coinvolgere personalità fra loro molto diverse in un’unica esperienza: trasformare la morale di valenza universale tratta da una favola in un concetto, invece, assolutamente intimo e d’espressione totalmente e volutamente eterogenea.

Ogni artista inizia la realizzazione del suo elaborato con in possesso un solo dato certo ed imprescindibile: la conoscenza sia reale che astratta del suo soggetto. Da questo momento in poi la strada viene lasciata libera ed i singoli percorsi intrapresi conducono a risultati e conclusioni indipendenti, ognuno dei quali nato un da seme comune ma da esperienze personali a sé stanti.

Questo tipo di sperimentazione ha dato origine ad una rassegna all’interno della quale coesistono poetiche molto differenti fra loro, ciò a dimostrare come da un unico movente si possano diramare strade che conduco a destinazioni ogni volta diverse: ogni artista, come ogni altro individuo vivente, assorbe dati da ciò che lo circonda, ed è dipendentemente dalla sua sensibilità, dalla sua coscienza e dal suo sentire che, in un momento successivo, ripropone e ricrea questi dati, nel caso in questione per mezzo della pittura, dominati e plasmati proprio, ogni volta, da questo, unico per ogni singolo, gesto di sensibilità, coscienza e sentimento.

In questo modo, entriamo nell’ambito della nota tematica kandinskjana del “COME” e del “CHE COSA”, teoria secondo la quale quando il “come”, che nello specifico fa riferimento alle differenti maniere nelle quali è stato interpretato il tema proposto, coinvolge anche l’emotività dell’artista e riesce ad esprimere le sue esperienze più intime, conseguentemente il “che cosa”, in questo caso ricollegabile al tema comune da interpretare, non sarà più solamente un mero elemento oggettivo, bensì diventerà ciò che è considerabile come un CONTENUTO ARTISTICO.


“Questo CHE COSA è il contenuto che solo l’arte può cogliere e che solo l’arte,
coi mezzi che lei sola possiede, può esprimere nitidamente”
Wassily Kandinsky (pittore)

giovedì 23 luglio 2009

Partita a biliardo




Introduzione alla mostra di Giovanna Lox


http://www.satura.it/attivita_db/show.php?codice=674

GIOVANNA LOX

TRATTEGGI DI LUCI ED OMBRE

In data: 24 maggio 2008
Categoria: mostra

“Tutte le ombre parlano da sole, sottovoce.”

POETE MAUDIT

Citando un famoso saggio di E.H. GOMBRICH, che analizza la fondamentale importanza di luci ed ombre all’interno della storia dell’arte, così come, in maniera più ampia, all’interno della conoscenza umana, “…l’occhio è uno strumento che si è evoluto in milioni di anni per permettere alla maggior parte degli organismi dotati di movimento di trovare la propria strada nel mondo…si tratta di un risultato che dipende quasi esclusivamente dalle modificazioni che intervengono nella luce ambientale quando essa cade sugli oggetti che si trovano all’interno del nostro campo visivo…ma le informazioni che i nostri occhi sono capaci di trasmettere al cervello sono così varie e molteplici che la nostra percezione deve essere SELETTIVA.”

Le figure ingenuamente abbozzate da Giovanna Lox, mostrano forme semplici, plasmate da pochi gesti, essenziali ma al contempo incisivi, che ci richiamano ad un’immediatezza espressiva, la quale trova proprio nel ricercato e consapevole gioco tra luci ed ombre un alleato prezioso ed indispensabile, protagonista della scena non meno della creta dalla quale nascono.

I suoi soggetti, che prendono corpo e vita da questa volontà di comunicare attraverso forme solo timidamente delineate, sono percepite da chi le osserva in maniera totalmente completa e finita: poche parole, ma che si fanno capire.

E quello che ci sfugge tra le righe ci regala il piacere di una libera e soggettiva interpretazione personale.

Si tratta di una scultura che ambisce a descriversi con un solo gesto, anziché con dovizia di “parole” e particolari.

Tornando a Gombrich, questo perché “…non dobbiamo presumere che gli artisti non vedano ciò che non realizzano.”


martedì 21 luglio 2009

Introduzione alla mostra di Giuliano Crepaldi.


http://www.satura.it/attivita_db/show.php?codice=649

GIULIANO CREPALDI

LUCIDINERO

In data: 15 marzo 2008
Categoria: mostra

L’astrazione dei quadri di Crepaldi, compensa l’assenza dell’elemento figurativo, comunicando con l’osservatore essenzialmente attraverso due forti poetiche di base: l’incisività del gesto pittorico, ovvero, la “voce” emessa tramite l’uso determinato del pennello e del colore sulla tela, e la profondità spaziale, che apporta una terza dimensione al quadro mediante l’utilizzo di siliconi gommosi a formare un palpabile cratere, che diventa gioco-forza il soggetto “reale” della sua pittura astratta.

Crepaldi ci parla, quindi, per mezzo della modulazione del tratto e della materializzazione dello spazio, il quale, a sua volta, è, al medesimo tempo, anche smaterializzato dall’assenza di un soggetto.

Immagini astratte, che molto devono anche al gusto estetico e stilistico di Crepaldi, il quale agisce facendo interagire tra loro un ricercato studio tra i diversi equilibri compositivi e una buona dose di spontanea, pur se non ingenua, casualità.

Elemento fondamentale di questo lavoro è proprio l’opposta ma armonica convivenza fra casualità e volontà, fra ciò che diventa immagine per coincidenze dovute a gocciolamenti, sovrapposizioni cromatiche e materiche e ciò che è fortemente voluto dal pittore, il contrasto cromatico ricercato esattamente dove appare all’interno della tela, gli inserti gommosi, i colpi di luce.

Una mano guidata dalla mente, ma anche da un gesto libero, svincolato dalla necessità di dare un significato visivo alla rappresentazione pittorica.

In questo modo, Crepaldi, trasmette all’osservatore immagini e forme astratte, che trovano una loro contestualizzazione proprio all’interno di una percezione totalmente soggettiva dell’occhio che le sta guardando, di chi davanti al quadro viene immerso in un’atmosfera, parallela a quella reale, una “Stimmung”, come disse in un famoso saggio Vassily Kandinsky…”e se queste forme sono veramente arte raggiungono lo scopo e diventano nutrimento spirituale”.


Rolli days.





Flamenco.










lunedì 20 luglio 2009

Zena underground





Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell'aria spessa carica di sale, gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

Se tu penserai, se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo.





Let's go party!!